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Immagine del redattoreAlessandra Trillo

Le punizioni corporali: non torniamo più al Medioevo


Non esiste alcuna ambiguità: l’espressione “tutte le forme di violenza fisica o mentale” non lascia spazio per nessun tipo di violenza legalizzata nei confronti dei minori. Le punizioni fisiche o qualunque altra forma di punizione crudele o degradante rappresentano delle forme di violenza.

Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Commento Generale N.8 - 2006



Durante una chiacchierata con una amica in un parco poco fuori Roma, si ritroviamo a parlare di noi, della nostra infanzia e della nostra adolescenza. “Che bei tempi!” commentiamo, pieni di spensieratezza, amici, risate e anche libertà. Ma ad un certo punto mi racconta di un episodio accaduto tanti anni fa, rimasto indelebile nella sua mente, e forse anche nella mia.



Durante una visita di amici e familiari in un giorno di festa, tra schiamazzi e giochi dei bambini, un signore di mezza età si avvicinò a me e mia sorella, all’epoca avevamo 7-8 anni, non ricordo bene, il signore porge a me una banconota delle vecchie 10.000Lire e a mia sorella due banconote di 5.000Lire ognuna. 
Siamo nel 1994.
A 8 anni non si conosce ancora il valore e il significato dei soldi, e non capivo perché io avessi solo una sola banconota (10.000Lire), mentre mia sorella due. Riflessi tra me e me e continuavo ad interrogarmi sul perché quel signore tanto gentile offrì meno soldi a me. Ero ignara che in quel momento avevo gli stessi soldi di mia sorella, stesso valore, semplicemente non lo sapevo. 
Così mi diressi in cucina, strappai la banconota e la buttai nel cestino. Ritornai dal signore dicendo che non avevo ricevuto nessun soldo, e mia madre astuta come una volpe capì già la situazione, udì le mie parole e frettolosamente si diresse in cucina e notò la banconota strappata. Quante sberle e sculacciate. Ricordo che iniziai a piangere, ancora più forte e intanto il tempo passava. Con le lacrime agli occhi chiese a mia madre il “perché”, ma nessuno mi spiegò la situazione, semplicemente “i soldi non si buttano” disse mia madre. In silenzio andai in camera e continuai a giocare con le  bambole.


Quanti di noi, almeno una volta hanno sentito dai nonni, zii, amici e vicini di casa: “ma sì cosa vuoi che sia uno schiaffo? Fa bene.”

Eh no, questa è violenza.

<Le punizioni corporali sono diffuse in tutto il mondo e rimangono ancora oggi la forma più comune di violenza verso le persone di minore età, sia a casa che a scuola. Si stima che circa il 65% dei minorenni di età compresa tra 2 e 14 anni abbia subito punizioni corporali (punizioni fisiche e/o aggressioni psicologiche) da parte dei genitori o di altri caregiver>[1].

<La punizione corporale o punizione fisica è una pratica degradante. Le Nazioni Unite la definiscono come: "qualsiasi punizione in cui la forza fisica viene utilizzata e intesa a causare un certo grado di dolore o disagio, per quanto lieve">.[2]


Gli studi condotti negli anni dimostrano che le punizioni corporali aumentano i problemi comportamentali dei bambini nel tempo e non hanno alcun effetto positivo[3].


<Le punizioni fisiche e le altre punizioni degradanti compromettono lo sviluppo emotivo del bambino. I bambini che subiscono punizioni fisiche hanno una maggiore probabilità di diventare depressi e ansiosi, di fare uso di droghe ed alcool, di sviluppare disturbi psichiatrici e mentali. I bambini che subiscono punizioni psicologiche hanno una maggiore probabilità di sviluppare una bassa autostima, diventare emotivamente instabili, avere difficoltà nello sviluppare una propria indipendenza. Inoltre hanno una maggiore probabilità di diventare timidi, introversi ed estremamente remissivi; così come di diventare depressi e sviluppare tendenze suicide>.[4]


Quindi le punizioni come lo schiaffo o la sculacciata non educano, e siccome noi genitori siamo responsabili dello sviluppo fisico e mentale dei nostri figli, abbiamo l’obbligo di cercare di rendere la loro infanzia più serena possibile ed essere consapevoli che adottando uno “stile educativo” basato sull’oppressione e paura, cresciamo bambini insicuri e paurosi.

“Ma noi della nostra generazione siamo sopravvissuti lo stesso”!

No, non siamo sopravvissuti.

No, non siamo sopravvissuti quando durante le scuole di fronte ad una interrogazione, sale il panico perché abbiamo paura di sbagliare o venire giudicati, e non riusciamo a fronteggiare quell’ansia che è del tutto normale.

No, non siamo sopravvissuti quando salutiamo la nostra vicina di casa con garbo ed eleganza, ma poi torniamo a casa, e al primo errore c’è spazio solo alle urla e alle sculacciate.

No, non siamo sopravvissuti quando di fronte a una profonda incertezza, disagio o a una situazione che proprio non ci piace, non riusciamo ad uscire da quella zona di comfort perché abbiamo paura del cambiamento.

No, non siamo sopravvissuti ogni qualvolta picchiamo nostra moglie o figlio.

No, non siamo sopravvissuti, quando non riusciamo a gestire la nostra rabbia e l’unica cosa per risolverla e gridare al mondo intero ciò che proviamo, senza neanche fermarci per un attimo a respirare e affrontarla con calma e serenità.

Quindi no, proprio non siamo sopravvissuti.

Ed ormai nel 2023, dobbiamo prendere consapevolezza e insegnare a tutti uno stile educativo gentile e autorevole(non autoritario). Dobbiamo apprendere che comunicare con gentilezza soprattutto in situazioni di tensione accresce l’autostima dei nostri figli, e i bambini che hanno autostima, rispetto di sé, consapevolezza delle proprie capacità e hanno fiducia in se stessi hanno una solida base per affrontare il rapporto con i coetanei e con il mondo esterno.

Il modo in cui noi genitori affrontiamo le crisi familiari sono sotto gli occhi e le orecchie dei nostri figli. Se noi le affrontiamo con aggressività, insulti, urla, loro impareranno a comportarsi in situazioni conflittuali con le stesse nostre emozioni e comportamenti. Se noi invece forniamo un clima favorevole, dove si è aperti al confronto con serenità e pacatezza, loro impareranno che si può affrontare una qualsiasi crisi con dialogo e propositi costruttivi.

La Convenzione di Lanzarote, ratificata dall’Italia, e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030, prestano particolare attenzione alle punizioni corporali in ogni ambito; e lo stesso Comitato ONU nelle proprie Raccomandazioni ha ribadito e sollecitato negli anni l’Italia a VIETARE con una legge esplicita le punizioni corporali in ogni contesto, a sensibilizzare genitori e società civile sugli effetti dannosi di tali pratiche e a promuovere la genitorialità positiva[5].


“Senza una riforma legislativa che vieti le punizioni corporali in ambito domestico difficilmente si potrà avere un cambiamento culturale che faccia emergere quanto le punizioni corporali non siano una soluzione educativa ma anzi un danno irreparabile nella vita di bambini, bambine e adolescenti. La prevenzione è l’unica chiave per interrompere un circolo vizioso di violenza.”[6]


In Europa ben 62 paesi europei vietano le punizioni corporali e qualsiasi azione degradante ai bambini, ma purtroppo non è semplice ottenere l’abolizione con riforme legislative, in modo da convincere che la violenza non aiuta e offrire modelli positivi di genitorialità.

La Svezia è stato il primo paese a vietare le punizioni corporali nel 1979, adottando misure di sostegno alla genitorialità.

E’ arrivato il momento di seguire queste orme.









[1] OMS: https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/corporal-punishment-and-health. [2] I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. 12° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, 2022. [3] OMS: https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/corporal-punishment-and-health. [4]Corporal punishment by parents and associated child behaviors and experiences: a meta-analytic and theoretical review”. Psychological Bullettin 2002, CXXVIII, pag. 539-579 [5] https://gruppocrc.net/tipo-documento/pubblicazioni/ [6] I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia. 12° rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, 2022

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